Movimento e cognitività: come l’attività fisica in ufficio migliora le funzioni cerebrali

Movimento e cognitività: come l’attività fisica in ufficio migliora le funzioni cerebrali

Siamo sempre più immersi in riunioni interminabili, scadenze e progetti. La routine dell’ufficio moderno ci tiene incollati alla sedia per ore, mentre il nostro cervello invia segnali sempre più chiari di affaticamento: cali di concentrazione, difficoltà a memorizzare informazioni, sensazione di annebbiamento mentale. Chi a volte alla fine della giornata lavorativa non si sente un po’ cotto? probabilmente non è solo un modo di dire.
Questi segnali non sono casuali. Il nostro cervello non è progettato per la sedentarietà prolungata che caratterizza il lavoro d’ufficio. L’International Journal of Environmental Research and Public Health ha pubblicato nel 2022 una ricerca che conferma come l’inattività fisica sia considerata il problema di salute più significativo del XXI secolo, con effetti diretti sul declino cognitivo. Gli studi dimostrano che il movimento non influenza solo la salute fisica, ma migliora anche le funzioni cerebrali attraverso modifiche molecolari e cellulari verificabili.
La buona notizia? La soluzione per combattere la sedentarietà e gli effetti precioci dell’invecchiamento, è più semplice di quanto pensiamo. L’integrazione del movimento nella routine lavorativa non solo migliora la salute fisica, ma potenzia anche le funzioni cerebrali. L’attività motoria stimola infatti la produzione di proteine cerebrali come il BDNF, essenziali per l’apprendimento e la memoria, migliora il flusso sanguigno e la neuroplasticità.
È abbastanza intuitivo che accada tutto ciò, sembra anche troppo semplice, per quale motivo allora gran parte della popolazione lavorativa non si adopera? Uno stile di vita attivo non è semplice, e lo abbiamo detto all’inizio, siamo immersi in un sistema di impegni concatenati. Strappare anche solo 10 minuti al giorno comporta fatica, non fisica, ma mentale. Qual è il rimedio? la consapevolezza, questo è il miglior motivo per continuare a leggere l’articolo.

Perché il movimento è importante per le funzioni cognitive?

Il movimento fa bene al cervello, ma perché? La risposta si trova nel BDNF (Brain-derived Neurotrophic Factor), una proteina che funziona come un vero e proprio fertilizzante per il nostro cervello. Questa molecola è fondamentale per la sopravvivenza dei neuroni e la loro capacità di comunicare tra loro. Quando i livelli di BDNF diminuiscono, come accade con la sedentarietà prolungata, le nostre capacità cognitive ne risentono. Si è osservato che l’esercizio fisico, sia acuto che cronico, stimola la produzione di questa preziosa proteina, proteggendo e potenziando le nostre funzioni cerebrali.

Il nostro cervello è un organo complesso che non funziona in isolamento dal resto del corpo. Quando stiamo seduti per ore, non è solo il corpo a risentirne. La sedentarietà prolungata impatta direttamente su un elemento fondamentale per il nostro cervello: il BDNF (Brain-derived Neurotrophic Factor), una proteina che agisce come un vero e proprio nutrimento per i neuroni.

Secondo la ricerca pubblicata sull’International Journal of Environmental Research and Public Health, il BDNF è cruciale per la sopravvivenza dei neuroni e il mantenimento delle connessioni sinaptiche, quelle “strade” che permettono alle cellule cerebrali di comunicare tra loro. Quando i livelli di questo “fertilizzante cerebrale” diminuiscono, osserviamo un declino nelle capacità cognitive.

La sedentarietà non è solo un problema fisico. Gli scienziati l’hanno identificata come il più significativo problema di salute del XXI secolo, con effetti diretti sul declino cognitivo. Fortunatamente, il movimento può invertire questa tendenza. L’attività fisica regolare non solo mantiene stabili i livelli di BDNF, ma può aumentarli, proteggendo il cervello dall’invecchiamento precoce.

Il movimento stimola anche la produzione di IGF-1 (Insulin-like Growth Factor-1), un altro fattore di crescita essenziale per il cervello, e del VEGF (Vascular Endothelial Growth Factor), che favorisce la creazione di nuovi vasi sanguigni, migliorando l’ossigenazione cerebrale.

Quale tipo di esercizio fisico è più utile sulle funzioni cognitive?

In un ambiente di lavoro dove il tempo è prezioso, è fondamentale sapere quali attività fisiche possono darci i maggiori benefici cognitivi. Lo studio dell’International Journal of Environmental Research and Public Health ha analizzato diverse tipologie di esercizio, rivelando dati interessanti per chi lavora in ufficio.
Tradizionalmente, la ricerca si è concentrata sugli effetti dell’esercizio aerobico sulla cognizione. Tuttavia, emerge un crescente interesse per l’allenamento di resistenza, che mostra miglioramenti positivi sia dopo sessioni singole che dopo un allenamento continuativo. Questo è particolarmente rilevante per l’ufficio moderno, dove anche brevi sessioni di esercizi possono essere integrate nella giornata lavorativa.
L’intensità dell’esercizio gioca un ruolo chiave. Gli studi indicano che l’esercizio ad alta intensità porta ai miglioramenti più significativi della risposta cognitiva. Tuttavia, per quanto riguarda la durata, le sessioni brevi sembrano essere le più efficaci, una notizia incoraggiante per chi ha una agenda fitta di impegni.
L’aspetto più interessante per il contesto lavorativo è che non serve trasformare l’ufficio in una palestra. Anche semplici pause attive, come camminare durante le chiamate telefoniche o fare le scale invece di prendere l’ascensore, possono contribuire al mantenimento delle funzioni cognitive.

Qui entra in gioco l’ufficio proattivo, in UP150 lo spazio viene migliorato poiché si inseriscono isole rigenerative per l’esercizio fisico. Si punta insomma a stabilire quotidianità rispetto ad una visione che fino ad ora è considerata un’anomalia un po’ esotica. Il cambio di atteggiamento rispetto alla cura della salute fisica e cognitiva sta unicamente nell’essere consapevoli.

La plasticità del cervello: come l’ufficio attivo stimola nuove connessioni neuronali

Un’entusiasmante scoperta della neuroscienza moderna è che il nostro cervello non è affatto statico. Come un muscolo che si rafforza con l’allenamento, anche il cervello può essere “modellato” attraverso le nostre azioni quotidiane. Questa capacità, che gli scienziati chiamano neuroplasticità, è attiva a qualsiasi età e risponde positivamente al movimento.
La ricerca pubblicata su Frontiers in Psychology dimostra che il cervello adulto mantiene un elevato livello di plasticità anche con l’avanzare dell’età. È proprio questa caratteristica che possiamo sfruttare nell’ambiente lavorativo moderno. Non si tratta solo di alzarsi dalla sedia: quando integriamo il movimento nella routine d’ufficio, stimoliamo la produzione di nuovi neuroni (neurogenesi) nell’ippocampo, l’area del cervello responsabile dell’apprendimento e della memoria.
Ma c’è di più. La ricerca ha evidenziato che questi nuovi neuroni, nelle loro prime settimane di vita, sono particolarmente eccitabili e ricettivi. È come se il cervello creasse delle “finestre di opportunità” in cui è più sensibile agli stimoli esterni. Per sfruttare al meglio questa potenzialità, l’ufficio attivo dovrebbe combinare il movimento con la novità e le sfide cognitive: una chiamata in movimento, un brainstorming fatto camminando, o una pausa attiva tra due riunioni non sono solo benefiche per il corpo, ma creano l’ambiente ideale per rafforzare queste nuove connessioni cerebrali.
Questa plasticità cerebrale non è un concetto astratto: si traduce in miglioramenti tangibili nelle nostre capacità cognitive quotidiane, dalla memoria all’attenzione, dalla creatività alla capacità di risolvere problemi. L’ufficio moderno può quindi trasformarsi da ambiente potenzialmente dannoso per il cervello a palestra ideale per mantenerlo giovane e reattivo.

Come potenziare le funzioni cognitive? un esempio

Steve Jobs era famoso anche per le sue walking meeting, le riunioni a passeggio. Non era un’eccentricità del genio Apple, ma una pratica oggi supportata dalla neuroscienza. Lo studio di Frontiers in Psychology ci spiega infatti che il cervello risponde in modo particolarmente positivo quando combiniamo movimento e attività cognitive.
La walking meeting è l’esempio perfetto di come l’ufficio moderno possa trasformarsi in un ambiente che stimola la neuroplasticità. Durante una riunione in movimento, il nostro cervello non sta solo processando informazioni: sta creando nuove connessioni neurali, sta sfruttando quella “finestra di opportunità” in cui i neuroni sono più ricettivi agli stimoli.
Ma non serve essere CEO di una multinazionale per adottare questo approccio. Una telefonata importante può diventare l’occasione per una camminata nei corridoi. Un brainstorming può trasformarsi in una sessione dinamica che ossigena il cervello mentre stimola la creatività. Un confronto con un collega può avvenire durante una pausa caffè fatta camminando.
Non è solo una questione di movimento: è il modo in cui ripensiamo il concetto stesso di lavoro. L’ufficio attivo diventa così un ambiente che nutre sia il corpo che la mente, dove ogni incontro è un’opportunità per mantenere il cervello giovane e reattivo.

Conclusioni

La scienza ci ha mostrato che il movimento non è solo una questione di benessere fisico, ma è un vero e proprio nutrimento per il nostro cervello. Attraverso la produzione di BDNF, la stimolazione della neuroplasticità e la creazione di nuove connessioni neurali, l’attività fisica in ufficio può trasformarsi da semplice pausa a vera strategia di potenziamento cognitivo.

Bastano piccoli cambiamenti, come le walking meeting, per iniziare a prenderci cura del nostro cervello. La vera sfida non è fisica, ma mentale.

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