Poco prima del periodo pandemico l’ufficio stava cambiando sposando l’idea che nel mondo moderno il business si realizza soprattutto attraverso lo scambio di idee. Le postazioni di lavoro si sono quindi aggiornate diventando flessibili. In questo senso, lo smart working è quindi solo un’accelerazione resa possibile dal balzo tecnologico degli ultimi anni.
I locker (che nel post Covid si chiamano smart locker), i pc portatili da agganciare ai desktop e le scrivanie touch & go (non personali), sono stati la punta di un cambiamento che andava verso la flessibilità del lavoro.
Erano già parecchi gli esempi di Sedi di grandi compagnie in cui i dipendenti ogni mattina potevano scegliere la postazione migliore in funzione del tipo di attività da svolgere. Probabilmente l’ufficio del futuro era questo prima della pandemia. Oggi le regole del gioco sono cambiate, lo sconvolgimento causato dal Covid ha avuto un impatto ancorché sulla vita sociale degli individui, soprattutto sulla sfera delle percezioni di cosa sia realmente importante.
È sufficiente dire che l’ufficio del futuro seguirà unicamente l’idea della flessibilità per assecondare lo sviluppo dell’innovazione?
Tutti riconosciamo che un nuovo futuro sarà più umano centrico.
La ricerca di benessere, come abbiamo ampiamente visto, è il nuovo mantra e nell’ambito lavorativo avrà un impatto deciso e duraturo.
Ritorniamo all’inizio di questo capitolo: può un ufficio far star bene le persone che lo abitano?
Il futuro dell’ufficio si basa sul benessere di chi lo vive
I programmi per il benessere sul posto di lavoro sono aumentati soprattutto a causa della convinzione che ciò potesse portare ad un miglioramento della produttività. Le palestre, i dispenser, la frutta fresca disponibile, costituiscono i primi passi visibili verso un cambiamento di mentalità. A seguire l’innovazione basata sugli studi scientifici, ha raggiunto architetti e progettisti per favorire il relax e la circolazione delle persone, e con esse delle idee. Si è scoperto che l’essere umano attinge sia dalla natura (attraverso la biofilia), sia dal bisogno di socialità, per sentirsi più positivo e proattivo.
Un piccolo sguardo al passato può essere utile per assimilare come in realtà il filo conduttore della ricerca di benessere anche nei luoghi di lavoro, non si sia mai interrotto.
La Ford Motor Company nel 1913 impiegava 14.000 persone per far funzionare la sua linea produttiva. Per mantenere tale forza lavoro attiva fu costretta ad assumere circa 52.000 persone. Per lunghi periodi, dovuti alla necessaria formazione dei rimpiazzi di coloro che abbandonavano il posto lavoro, la produzione si fermò. Il risultato fu devastante in termini di continuità della produzione e costrinse lo stesso Henry Ford a correre ai ripari.
A sorpresa decise di aumentare il salario del 100% ma di legarlo al comportamento del lavoratore al di fuori dell’orario di lavoro. Per far ciò assunse 50 investigatori destinati a verificare che il personale non facesse utilizzo di alcol nella propria vita privata.
Ford quindi intuì che la produttività del lavoro fosse legata allo stile di vita sano. Ai nostri giorni il concetto non è molto differente se non per il fatto che è lo stesso lavoratore a far proprio questo desiderio, non per incrementare la sua produttività ma semplicemente perché rientra nella sua sensibilità.
Tutto ciò non è frutto dell’idea di qualcuno, nel caso di Henry Ford è stato il buon senso, oggi sono le ricerche scientifiche che ci possono portare nella direzione più razionale. Su questa base è nato il concetto di UP150 che ha costruito un percorso tracciato grazie al Dipartimento di Scienze motorie dell’Università degli Studi di Milano (Unimi).
UP150 rivoluziona il presente, anticipa il futuro
L’ufficio UP 150 interpreta il momento storico particolare e quindi non solo rivoluziona l’idea di luogo di lavoro, ma fonda il suo protocollo sull’evidenza scientifica prodotta da una propria iniziativa di ricerca sperimentale. Alla base del concetto cardine di UP150 ci sono studi già consolidati che riguardano l’esercizio fisico ed altri in fase attuativa che vanno ancor più in profondità
La ricerca è composta di due fasi:
- Nella fase 1, analizzata nel sesto paragrafo, la validazione dei risultati dimostra l’efficacia della regola secondo la quale bastano almeno 150 minuti di movimento non impegnativo per mantenere un buono stato di salute;
- Nella fase 2 si va più in profondità per indagare su aspetti di prevenzione che allo stato attuale non hanno avuto risposte puntuali.
Lo stesso protocollo applicativo non è un documento finito e statico, ma è aperto ad un suo continuo aggiornamento e upgrade. L’ufficio UP150 è contemporaneamente anche laboratorio perenne.
Un’opportunità per la sperimentazione ad oltranza che costantemente alimenta e arricchisce il suo concept di partenza e la stessa letteratura scientifica.
Le indagini in corso indagano in merito:
- alle funzioni cerebrali cognitive;
- alla correlazione con le patologie neurodegenerative e depressione;
- al buon funzionamento dell’apparato cardiocircolatorio e respiratorio, come indicatore di un’aspettativa di vita qualitativamente buona.
Il futuro dell’ufficio è già disegnato dalle prove scientifiche, altre consolidano i concetti già immaginati e resi funzionali allo sviluppo dell’idea di base. Per innovare un settore così vitale della vita delle persone e arrivare a disegnare il futuro, c’è bisogno di avere delle prove solide.
Il team di Progetto Design & Build, coadiuvato da Unimi e OpenKnowledge del gruppo Bip, rappresenta un’innovazione nell’innovazione poiché sin dall’inizio è stato composto da più anime, ci sono scienziati e ricercatori universitari, architetti e progettisti e pensatori ispirati.